Progetto Un Sorriso – la solidarietà a Saluzzo
Il Progetto Un Sorriso nasce nell’ottica della solidarietà a fronte dell’emergenza Covid-19 dall’entusiasmo e dalla buona volontà di tre giovani saluzzesi: Cinzia Quaglia, Francesca Vallerotto (Osteria dei Desideri), ed Ettore Scaglione (chef di riconosciuto prestigio delle Langhe).
Ne parliamo con Ettore Scaglione chiedendogli di raccontarci un po’ l’iniziativa, com’è nata e come siano riusciti a realizzarla:
“L’idea è nata pensando a come in questo momento potevamo renderci utili, Presupponendo una difficoltà da parte dei produttori a smaltire la merce deperibile in giacenza presso i loro magazzini, ed una esigenza a supporto dei consueti circuiti di somministrazione, ci proponiamo di trasformare, all’interno di cucine già atte alla preparazione, pietanze che possano essere distribuite laddove ce ne sarà bisogno, in forma di puro volontariato e senza scopo di lucro.
Il fulcro del progetto sta nel cercare di
- tenere viva la filiera alimentare evitando lo spreco di materia prima, mai come ora importante e preziosa.
- mantenere attive le cucine, che possono offrire competenza professionale ed attrezzature.
- sostentare la popolazione e gli operatori che ne hanno bisogno.
Abbiamo il dovere di prenderci cura di quelle risorse presenti oggi sul territorio che stanno andando perdute a causa delle difficoltà dei trasporti e della distribuzione e di aiutare chi è in una situazione critica.
Tante piccole realtà unite tra loro possono creare un movimento grande per far fronte alle necessità del paese e prevenire future problematiche”.
Quali sono le maggiori difficoltà incontrate nella realizzazione?
“La difficoltà è stata all’inizio quella di creare una rete di contatti che potesse aiutarci a cominciare.
Cinzia Quaglia in questo è stata esemplare e puntigliosa riuscendo in poco tempo a smuovere animi, istituzioni, protezione civile e fornitori per organizzare movimenti da e per l’Osteria dei Desideri di Saluzzo, dove ha sede il progetto.
Grazie alla proprietaria Francesca Vallerotto, che da subito si è resa disponibile mettendo a disposizione la sua cucina.
Non semplice anche organizzarsi in modo da limitare al massimo gli ovvi rischi di contaminazione garantendo a noi e tutti un ambiente di lavoro sicuro. Sono state entrambe ineccepibili e professionali”.
Ma un grande e rinomato Chef come mette a frutto il suo sapere e la sua arte in un servizio così difficile?
“Ho sempre cucinato per far stare bene le persone che si sedevano al tavolo del mio ristorante. Con attenzione e cura, e sentimento, chè la cucina in se è una coccola. E mai come oggi aiutare gli altri con quello che so fare mi è sembrato così importante.
Mi sono semplicemente ispirato ai miei nonni, instancabili cucinieri per una numerosissima famiglia, la domenica facevano trovare pronti pacchi di pasta fresca e gnocchi , arrosti e spezzatini , per alleggerire la settimana a figli e nipoti. Da loro ho imparato che la semplicità di un gesto può risolvere e alleviare i momenti difficili e che la condivisione regala una sensazione piena e gustosa.
Così, con lo stesso spirito , che spero di trasmettere a mia volta a mia figlia, ho pensato di mettermi ai fornelli per far sentire le persone meno sole e curate da uno Stato di cui, mai come adesso, mi sento di essere parte attiva e determinante.
I grandi discorsi della politica, le manovre e tutto il resto servono a ben poco di fronte alle reali esigenze di chi oggi non sa come campare, o di chi dopo una giornata di impegno fisico ed emotivo , riceve, sotto forma di cibo, un grazie sincero”.