Anima sola: la gabbia e il canarino di Pirandello

Rileggere questo brano de ‘Il fu Mattia Pascal’ di Luigi Pirandello fa venire in mente la solitudine dei molti che, chiusi per decreto nelle loro case, non riescono più ad avere rapporti normali con gli altri e fortunato chi ha almeno un canarino in gabbia con cui parlare!

Certo, esistono vari mezzi per parlare con chi ci deve stare lontano ed il telefono spadroneggia su di tutti ma avete mai pensato alle persone anziane che ormai non hanno più molti collegamenti con altri o a chi, anche se giovane, si è chiuso in se stesso?

A volte, per queste persone, sono le quattro chiacchiere quotidiane con il negoziante, il vicino di casa o il barista che rendono la vita un po’ meno vuota.

Così, veramente fortunato è chi ha un canarino con cui può parlare anche se il dialogo pare non avere senso compiuto ma è pur sempre un dialogo!

“Là, in un corridojo, sospesa nel vano d’una finestra, c’era una gabbia con un canarino.

Non potendo con gli altri e non sapendo che fare, mi mettevo a conversar con lui, col canarino: gli rifacevo il verso con le labbra, ed esso veramente credeva che qualcuno gli parlasse e ascoltava e forse coglieva in quel mio pispissìo care notizie di nidi, di foglie, di libertà…

Si agitava nella gabbia, si voltava, saltava, guardava di traverso, scotendo la testina, poi mi rispondeva, chiedeva, ascoltava ancora. Povero uccellino! lui sì m’intendeva, mentre io non sapevo che cosa gli avessi detto…”   Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, cap. IX; 1919

la gabbia e il canarino-anima

Anima sola: la gabbia e il canarino di Pirandello

Ora, prendendo sempre a spunto le parole di Pirandello, proviamo ad immaginare che il canarino sia una canarina e che rappresenti la nostra anima chiusa nella gabbia del nostro corpo in questa vita terrena.

Moltissime volte ci rivolgiamo a lei, alla nostra anima, interrogandola con il suo linguaggio, quello composto non già da pensieri razionali fatti di parole ma espressi con le nostre emozioni ed i nostri sentimenti… lei ci ascolta finalmente felice di essere stata interpellata e ci risponde anche ma…

ma noi non capiamo la sua risposta e riprendiamo la nostra travagliata esistenza terrena senza poter accogliere le sue istanze e rimanendo vittime di ciò che noi stessi sentiamo al nostro interno più profondo.

Imparare il linguaggio dell’anima è un’arte fine che abbisogna di molta cura ed impegno ma poi, quando finalmente riusciamo a liberarla aprendo la porta della gabbia dell’incomunicabilità, ecco che finalmente la nostra vita si fa piena e la solitudine svanisce fondendosi nel tutto.

Ora che siamo bloccati in casa ed abbiamo molto tempo libero possiamo provarci!

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