Morta la tirannide, ora Torino può rinascere e crescere EVVIVA!

La tirannide è morta anche se dalle sue ceneri è nata un’altra realtà ora, forse, Torino potrà rinascere cercando di superare e, poi, dimenticare i danni e le ferite causatele da tanti anni di asservimento ai padroni ingiusti della città.

Ieri si è svolta l’ultima assemblea di FIAT a Torino e a piangere sono solamente quelli che a Torino non c’erano prima del boom economico della Fabbrica Italiana Automobili.

Il presidente, John Elkann, tra le cose dette, ha riconfermato che manterranno le promesse continuando a lavorare anche in Italia. Bene, e speriamo che almeno i posti di lavoro siano salvi.

Per chi non ha vissuto in prima persona le storture che la politica industriale di Fiat ha provocato in Torino e nella provincia è difficile comprendere perché molti torinesi, oggi, si sentano finalmente affrancati da questa dipartita.

Torino è città splendida e molto ricca di grande storia e di grande cultura, talmente grande che è riuscita a resistere tutti questi anni al disfacimento di una industrializzazione violenta ed irriverente che ha rischiato di ucciderne l’anima e ne ha ferito profondamente la dignità.

Per comprendere fino in fondo quanto Torino sia ‘regale’ già dalla leggendaria sua nascita, riporto qui un brano tratto da ‘Iniziazione al nulla’ il mio nuovo romanzo:

…Aveva letto da qualche parte che, nonostante tutti pensino che Torino fosse nata da un accampamento dei romani in cammino verso la Francia per combattere contro i Galli di Vercingetorige, la nascita reale della città fosse da far risalire ad un epoca decisamente più antica.

La leggenda narra di un giovane Principe Egiziano di nome Eridano che, non essendo il primogenito del faraone e non avendo quindi diritti di successione sulle terre del padre, prese la via del mare, sbarcò in Liguria e, continuando a salire, arrivò al Po che gli ricordò tantissimo il Nilo.

Estasiato dalla visione il giovane principe salì su una delle colline che costeggiano a destra il grande fiume. Arrivato in cima riuscì a vedere che un altro fiume, un po’ più piccolo, confluiva nel Po. Nel guardare meglio il punto di confluenza dei due fiumi gli parve di intravedere l’effige di una testa di toro con grandi corna dorate che gli ricordò il grande Api, dio che rappresentava l’incarnazione in terra del dio Path da cui tutto traeva origine essendo un dio creatore deputato al sapere ed alla conoscenza. Eridano prese questa visione come un sicuro segno  per cui decise di fondare proprio lì la sua città che chiamò Taurasia.

La città nacque sotto ottimi auspici ed il giovane principe ne fu il reggente per molto tempo fino al giorno in cui, durante una gara di bighe egizie, cadde nel fiume e vi sparì. Da quel giorno e per molto tempo il grande fiume fu chiamato Eridano in onore del fondatore ed in memoria di un grande saggio.

Museo Egizio Torino

Museo Egizio Torino

‘Caso’ vuole che, Torino, abbia in sé uno dei più grandi Musei Egizi al mondo, secondo solo a quello del Cairo; le leggende si perdono nella notte del tempo ma, vera o no che sia questa versione della nascita, il capoluogo piemontese, dalla sua nascita fino al 1900, è cresciuto ed ha raccolto molto in tutti i campi sia del ‘sapere’ sia del ‘fare’.

Negli anni dell’industrializzazione esasperata ed esasperante, molte erano le fabbriche in Torino e non c’era solo Fiat, c’erano anche grandi aziende come Lancia, Pirelli, Ceat, Michelin, ed aziende più piccole tutte al servizio della tirannide in un indotto che ha trasformato il tessuto industriale dell’intera provincia.

La città stravolta ha visto, pian piano, ridurre se non morire, tutte le attività preesistenti che, pur avendo radici profonde nel tempo, hanno ricevuto un duro colpo dal dilagare di una industrializzazione selvaggia a senso unico, l’auto ed il suo indotto, che ha tolto spazio al resto.

Torino, città di cultura, per molti anni è sembrata città dormitorio, i tempi erano scanditi dalle sirene delle fabbriche, l’aria era colorata dai fumi rossi che fuoriuscivano dalle ciminiere delle fonderie (poi, per fortuna, sono stati imposti dei filtri) ed una grossa cappa di tristezza incombeva su una città che, fino ad allora, aveva saputo mantenere il sorriso equilibrato e sereno di un a vita più a misura d’uomo.

'quant'era buono!'

‘quant’era buono!’

Torino, città della moda, ha visto trasferirsi gli stilisti, le modiste e le sartorie in una Milano che ha accolto gli esuli diventando oggi punto focale di questo settore.

Torino, città di dolcezza e di cioccolato che solo da qualche anno sta ricominciando a profumare l’aria che si respira.

Torino, eccellenza di grandi teatri che arrancavano nel tentativo di far sopravvivere l’essenza stessa dell’arte.

Torino, città di grandi ed importanti musei e biblioteche.

Torino con il suo centro, dignitoso e bellissimo, ricco di storia e di ricordi,e non c’è strada in cui, di tanto in tanto, non si scorga, sui bei palazzi d’epoca, una targa in ricordo di un avvenimento importante o il passaggio di un personaggio famoso che ha lasciato il segno nella storia.

Torino, che in nome del progresso, della produttività e del guadagno ha rischiato di perdere la sua vera essenza in uno smembramento continuo di tutto ciò che l’ha sempre resa unica.

Torino che si è sacrificata in nome di un progresso che, quando avrebbe dovuto darle un guadagno, le ha portato cortei di operai e colletti bianchi, disperazione da cassa integrazione, dismissione di molto di ciò che era stato creato.

Alla fine dei conti, ora che Fiat è defunta, chi ci ha guadagnato? Se Fiat ha potuto fare ciò che ha fatto è stato anche e soprattutto grazie ad una grande città che si è sacrificata, ai piemontesi (quelli che c’erano e quelli che lo sono diventanti), al popolo italiano tutto che ha pagato milioni di vecchie lire per la cassa integrazione.

Cari Americani, ora fate pure festa e noi siamo contenti per Voi e vi auguriamo dal profondo del cuore che riusciate almeno voi a guadagnarci qualcosa perché, per Torino, non è stato così.

Fortunatamente, da alcuni anni, tolto il peso di dover fare scelte solo in funzione di qualcuno, la città si è rimessa in moto in tutti quei settori che hanno continuato a sopravvivere al di fuori e al di là della storia dell’auto. Altre nuove realtà si stanno imponendo nel nome di una cultura che sola può ridare a Torino il suo antico splendore.

La città si sta ridestando e le eccellenze stanno tornando e, finalmente, una nuova aria di festa si sta pian piano instaurando in città.

Molto laborioso e sereno lavoro ci attende ma, morta la tirannide, ora Torino può rinascere in tutto il suo splendore. EVVIVA!

 

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