Prologo di questo articolo a questo link
Dopo aver fatto un lungo percorso nei precedenti tre articoli in cui abbiamo evidenziato molti punti per noi importanti, ora proponiamo le nostre considerazioni conclusive con la speranza che possano aprire un dibattito sui temi trattati.
La generalizzazione uniformando banalizza, la focalizzazione sul particolare lo esalta rendendolo rimarchevole. È una questione di sguardo: quello dall’alto dà la sensazione di comprendere le cose nella loro globalità e, di conseguenza, dà una sensazione di potenza intellettuale.
Lo sguardo focalizzato, invece, tende ad estraniare dal mondo circostante per concentrarsi sul soggetto e non dà sensazione di potenza, ma di meraviglia.
La struttura della frase è la seguente: “Tutti gli elementi del sottoinsieme dell’insieme A caratterizzato dalla proprietà P (ogni elemento del sottoinsieme gode della proprietà P) si somigliano (in quanto godono tutti della stessa proprietà). Ogni elemento dell’insieme A che non gode della proprietà P non gode della proprietà P a modo suo (ovvio, perché gode di altre proprietà diverse da P)”.
Se io sono un venditore di cani barboncino e devo sbolognare un cucciolo incrociato con un alano, per convincere il compratore ingenuo potrò dire: “Tutti i cani barboncino di razza pura si assomigliano; ogni cane barboncino non di razza pura è non di razza pura a modo suo”.
Ergo, questo cane strampalato è un “pezzo unico” e quindi ha più valore degli altri. Se il compratore voleva un cane di valore e accetta l’offerta, è stato sapientemente raggirato.
È lo stesso raggiro perpetrato dai venditori di auto: vendono auto fatte in serie promettendo il “pezzo unico”… imbrogliano più dell’allevatore di cani: il cane barboncino incrociato con l’alano è davvero un pezzo unico (ma senza valore perché privo di pedigree), le loro macchine no.
Altro esempio: “Tutte le dittature si assomigliano, ogni democrazia è democrazia a modo suo”.
Le dittature si assomigliano perché hanno delle caratteristiche in comune (un capo autoritario, il modus operandi…) e le democrazie hanno caratteristiche più varie. In realtà anche le democrazie si assomigliano: in quanto democrazie, hanno anch’esse caratteristiche in comune e le dittature possono apparire più varie se si guardano tutti i particolari che le differenziano dalle democrazie…
Quindi, i soggetti delle due frasi sono intercambiabili e la verità dell’intera sentenza può essere scelta a piacere. Dipende su quale soggetto voglio attirare l’attenzione.
Ma allora come si fa ad accettare per sacrosanta verità l’incipit di Anna Karenina? Risposta: per convenienza. Molte opinioni sono accettate non per la loro verità, ma per convenienza e per raggiungere uno scopo.
Con qualche alchimia associativa alcuni pensatori hanno trasformato la “famiglia felice” di Tolstoj in “famiglia perbene”, “famiglia tradizionale” ed infine in “famiglia falsa”. Travisando, a parer mio, il pensiero dello scrittore.
In Anna Karenina Tolstoj descrive tre famiglie: gli Oblonskij, i Karenin e quella di Levin e Kitty. Di quest’ultima, nessuno si ricorda, anche perché i grandi e fascinosi attori nei quali gli spettatori tendono ad immedesimarsi vengono scelti per interpretare Anna e Vronskij.
Così come regolarmente succede con Cime tempestose: tutti si ricordano di Heathcliff e Catherine ma ben pochi sanno che l’ultima parte del libro narra della figlia di Catherine che attraverso la cultura toglie dall’abbrutimento suo cugino Hareton, angariato da Heathcliff.
Della conversione al Cristianesimo di Levin non parla nessuno, come dell’educazione di Hareton, perché è un ritornare tra i ranghi, nel rispetto delle regole e quindi nell’anonimato, nella normalità, nell’assenza di notizia.
C’è inoltre un’importante considerazione da fare: descrivendo la famiglia di Levin, che è chiaramente un esempio di famiglia felice cristiana nonché perbene, Tolstoj contraddirebbe un incipit che dichiarasse interessanti o, peggio, autentiche solo le famiglie infelici e/o non tradizionali.
Ciò mette in dubbio la correttezza dell’interpretazione tanto cara al pensiero corrente.
C’è tuttavia un fatto che può spiegare l’utilizzo dell’incipit per propagandare idee di un determinato colore politico: Tolstoj era cristiano, ma di una corrente definita “anarchica”. Questo fa sì che si possano estrapolare dai suoi scritti i brani pro anarchia ed ignorare totalmente quelli pro cristianesimo. Ciò vale per qualunque pensatore citato soltanto per aggiungere autorevolezza al proprio pensiero, molto spesso poco originale ma volto ad un obiettivo (6).
Da famiglia perbene a famiglia ipocrita a famiglia falsa con emblema (per i contemporanei) la famiglia del Mulino Bianco il passo è abbastanza breve e facile. Continuando per associazioni di idee tratte da film, spot pubblicitari e scritti vari, molti arrivano a stabilire che tutte le famiglie sono false (ipocrite) e le non-famiglie sono vere (autentiche). Questo è l’obiettivo.
Ma se le famiglie sono false e le non-famiglie sono vere… per amore di verità sfasciamo le famiglie!
È lo stesso errore di chi si comporta da cafone perché ritiene che le persone educate siano tutte ipocrite. Per non sembrare ipocrita si mostra “genuinamente rozzo”… quando in realtà si può essere sia genuinamente educati che ipocritamente rozzi.
È lo stesso errore di chi si rifiuta di formare una famiglia perché i suoi genitori hanno
divorziato: se l’amore tra i suoi era falso, a maggior ragione dovrebbe provare a dimostrare che è possibile provarne uno vero… ma la mente umana è contorta per cui un figlio di divorziati potrebbe pensare di essere frutto d’un amore falso e quindi di essere falso anch’egli e dunque incapace di sentimenti autentici: una successione di inferenze fallaci che inducono comportamenti distruttivi.
A spiegazione di queste irragionevolezze formulo l’ipotesi che tutti i comportamenti umani e le scelte di pensiero risultino da un calcolo di convenienza: viene scelta la posizione che richiede meno sforzo fisico, psichico ed intellettuale ed al contempo mantiene od accresce la considerazione che uno ha di sé. Solo così si può spiegare il paradosso di persone appartenenti ad una famiglia e che
condividano il pensiero-obiettivo esposto sopra.
Essendo l’incipit una captatio senza un valore di verità attribuibile, mi stupisce che venga utilizzato da molti psicologi che scrivono sul web.
Come lettrice interessata a conoscere i metodi di guarigione dell’animo umano mi aspetto di ricevere delucidazioni da persone che descrivano la propria esperienza clinica, non le proprie personali associazioni di idee; men che meno che si pubblicizzino travisando aforismi di autori celebri del passato (che quindi non possono smentirli) ed esprimendo opinioni personali ed arbitrarie come se fossero i risultati di studi scientifici.
Sempre parafrasando l’incipit, la frase che descrive la mentalità contemporanea è la seguente: le persone che si comportano conformemente alle regole sociali si somigliano tra loro; chi non le segue è originale, dunque degno di nota. Da originale a bizzarro a stravagante a pazzoide a delinquente a criminale i passaggi non sono molti (7).
Un altro modo di esprimere il concetto è questo: c’è un unico modo per comportarsi bene, infiniti modi di comportarsi male.
C’è un unico modo per nascere ma infiniti modi per morire (non ce lo insegnano i film, che abbondano di crimini perpetrati in modi fantasiosi e contorti?). Per costruire ci sono metodi codificati, per distruggere ci sono gli originalissimi (?) modi della
cattiveria individuale, per usare un termine (cattiveria) obsoleto.
Ecco perché la descrizione del comportamento corretto non fa spettacolo.
Meta-osservazione: mi sono accorta di usare una quantità esagerata di locuzioni latine. Non lo faccio per esibire erudizione, mi vengono spontanee. Penso che il motivo di ciò stia semplicemente nel detto: “non c’è nulla di nuovo sotto il sole”.
I latini sapevano descrivere l’animo umano già duemila anni fa e le loro locuzioni esprimono la loro esperienza di vita; questo perché la saggezza ed il discernimento sono sempre stati in possesso dell’essere umano.
Non sono, come la tecnologia, un qualcosa che si sviluppa nel tempo con l’avanzare
delle conoscenze scientifiche e delle esigenze umane. Sono conoscenze e capacità
dell’interiorità dell’individuo e questi può e deve portarle alla luce con un lavoro su di sé.
Per citare un’altra frase latina, celeberrima, di Sant’Agostino:
“Noli foras exire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas”.
Ma forse coloro che usano gli aforismi altrui come captatio si chiedono, come Pilato: “Cos’è la verità?” e si rispondono che non esiste; esiste solo la capacità di manipolare gli altri per il proprio tornaconto… la chiamano comunicazione efficace.
Note:
(6) Stralciare romanzi famosi è operazione difficile e pericolosa, eseguita bene soltanto da critici d’alto livello, capaci di leggere le intere opere d’un autore, studiarne la biografia e, per quanto possibile, la psicologia. Studio serio e faticoso e scevro da ogni fine diverso da quello di spiegare fedelmente il pensiero dell’autore. Ben altra è l’intenzione della maggior parte dei cineasti e di altri che si improvvisano chiosatori. Per esempio, omettendo regolarmente l’ultima parte del suo libro nelle trasposizioni cinematografiche, Emily Brontë è stata fatta passare per una scrittrice di horrornoir
e di passioni violente; presentando, in un’antologia per studenti delle prime classi delle superiori che mi è capitato di esaminare, il personaggio di Kolja Krasòtkin, bulletto che perseguita un compagno, senza riportarne il ravvedimento ad opera di Aljoša, si fa credere che Dostoevskij abbia voluto esaltare siffatto monellaccio.
(7) Pericolosa illusione: basta non seguire le regole per non essere uomo-massa?