Fili_forme la Mostra di Malihe Kianian

Venerdì 24 marzo alle ore 18, presso la Galleria Talent Art di Roma, si inaugurerà la mostra Fili_Forme di Malihe Kianian che sarà visitabile fino al 31 marzo.

La notte seguente, Dinarzad rivolse alla sorella la stessa preghiera delle due precedenti:
«Cara sorella, — le disse, — se non dormite, vi supplico di raccontarmi uno di quei bei racconti che voi conoscete.»

Le Mille e una Notte, racconti arabi raccolti da Antoine Galland,  1965

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Di seguito la recensione:

 Shéhérazade ogni notte racconta una storia al padre rimandando il finale al giorno successivo: in questo modo spera di allontanare sempre di più, attraverso la seduzione  del racconto, la possibilità di essere uccisa. La narrazione quindi come incantamento femminile  trova  forza nella capacità suadente propria della parola di tessere trame che disegnano percorsi immaginari. Anche Malihe attraverso le sue opere su carta in serie dipana un racconto interiore che esorcizza  la paura: non la parola scritta ma il segno e il colore   narrano una storia, la sua storia.

Malihe Kianian arriva a Roma  dall’Iran nel 2011. E’ già un’artista, una scultrice: ama la materia attraverso la quale da vita a forme solo immaginate.

Quando per la prima volta incontro Malihe rimango  colpita dal contrasto tra la sua femminilità  seducente, forte, quasi caricata e i suoi taccuini  di disegni dove le forme svaniscono in un roteare di linee aggrovigliate,  ma fragili, dove il colore costruisce  corporeità informi e da vita alla pagina vuota, dove la parola scritta crea un nuovo alfabeto, nascosto quasi a tutti.  Di quelle pagine riconosco, ancora adesso, l’urgenza interiore, il furor  di Malihe di lasciare tracce  leggere su  fogli bianchi, a testimonianza  del suo tremore interiore., ma anche  della gioia della sua  ritrovata libertà  espressiva, vissuta  tramite una ripetizione quasi ossessiva  del gesto.

E poi arrivano questi corpi  fili/forme . E’ il titolo stesso  della mostra ad enunciare la dialettica della ricerca di Mahlie, tutta elaborata all’interno del proprio femminile: il suo  giocare continuamente tra segni, fili per l’appunto di una trama, appena accennati a matita o a china o a penna, e immagini, forme, di corpi, talvolta abnormi: corpi femminili, ingigantiti da una stesura cromatica diluita, leggera, quasi trasparente, in cui si mescolano acquarello e caulino, sembrano  volteggiare senza peso;  linee di contorno fluide e sottili delimitano forme quasi evanescenti  e indicano   dettagli anatomici appena accennati.

Ancora una volta  questi ultimi lavori rivelano la necessità incessante dell’artista a far emergere, attraverso l’ascolto del silenzio interiore,  la forza di una progressiva astrazione delle forme, che conduce  l’artista a superare costantemente i limiti imposti da regole antiche,  superamento che lei osserva  e vive con uno stupore quasi infantile.

Tiziana Musi, marzo 2017

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