IL GIGANTE NEL PAESE DEI NANETTI – LE FIABE DELL’ARCOBALENO

C’era una volta un gigante così grande che non riusciva a stare in nessun posto: dopo aver girovagato per paesi e paesi  ed essere stato rifiutato da tutti, arrivò in un regno situato tra le Colline del Caldo e del Freddo. Quello strano posto era così chiamato perché, mentre in estate faceva un caldo torrido, tanto da indurre gli abitanti a non uscire di casa prima di mezzanotte, durante l’inverno faceva invece così freddo che tutto diventava di ghiaccio.

Il gigante si presentò al Re che governava quel regno per chiedere ospitalità, ma le sue Il gigante nel paese dei nanetti_corona del Resperanze svanirono ben presto.

  • Non possiamo accoglierti – disse il re – per prenderti con noi saremmo costretti ad allargare i nostri confini e costruirti una casa troppo grande. Non riusciremmo mai a sfamarti perché tu mangi troppo e consumeresti in poco tempo tutte le nostre provviste.

Il gigante si mise a piangere, amareggiato per la sua cattiva sorte. Si sedette su una piccola montagna ed incominciò a pensare:

  • Povero me! Possibile che nessuno mi voglia soltanto perché sono grande? Ho tanto freddo, tanta fame e mi sento tanto solo.

Mentre faceva questi pensieri, sentì una specie di formicolio alla gamba sinistra. Abbassò lo sguardo e vide un ragazzo arrampicarsi sul suo pantalone che aveva scambiato per una montagna.

  • Oh! Finalmente un amico con cui parlare – esclamò il gigante.

Il ragazzo si accorse della presenza del gigante, emise un grido e perse l’equilibrio a causa del grande spavento. Stava quasi per cadere quando si sentì sollevare da una grande manona.

  • Ahi Ahi Ahi … non bisogna distrarsi quando si stà scalando – disse il gigante – occorre stare molto attenti!
  • Già … è … è vero! – rispose il ragazzo impaurito mentre cercava di scappare da quella enorme mano che lo teneva stretto.
  • Non avere paura: non ti voglio fare del male! – disse il gigante – Ma … un momento … Perché sei così piccolo? Tu sei un nano!
  • Eh no! – disse il ragazzo – Tu mi vedi piccolo perché sei grande: io sono Il gigante nel paese dei nanetti_nano 400normale!
  • E’ vero, io sono grande, però tutti i ragazzi che ho visto fino ad ora mi arrivavano al ginocchio; tu invece sei alto appena come il mio calcagno.
  • Beh … riprese il ragazzo – a questo punto è inutile nasconderti la verità: hai ragione, io faccio parte di un popolo di nani.
  • Addirittura un popolo di nani? E dove vivete? – Chiese incuriosito il gigante.
  • Quello che vedi laggiù in mezzo alla valle è il nostro villaggio.
  • Quant’è piccolo! Non l’avevo nemmeno notato! Fortuna che me l’hai detto, altrimenti avrei potuto mettere il piede sopra qualche casa e distruggerla. E … dimmi un po’, come vivete voi? Insomma … voglio dire … è bello essere nani?
  • Neanche per sogno: tutti ci deridono perché siamo troppo piccoli.
  • Oh bella – disse il gigante – voi siete derisi perché siete piccoli e io perché sono grande. Ma come fanno a sapere qual è la misura giusta?

Ormai il ragazzo aveva ripreso coraggio e si mostrava fiducioso nei confronti del gigante perché aveva capito che era buono e che non intendeva fargli del male. Allora incominciò a raccontargli la storia del suo popolo:

  • Il nostro paese fa parte di un regno governato da un Re molto cattivo ed ingiusto. Siccome non gli pagavamo le tasse che lui, in modo disonesto ci chiedeva, siamo stati cacciati dalla sua potestà. Ma egli ha voluto vendicarsi in modo ancora più crudele ed ha assunto al suo servizio dei potenti stregoni i quali sono riusciti a mettere in atto un sortilegio che ci ha resi tutti nani. E’ stata una cosa terribile: abbiamo dovuto distruggere le nostre case per costruirne di più piccole. Ogni cosa è stata fatta in miniatura: attrezzi per il lavoro, vestiti, pentole, tavole, sedie e tutto il resto.
  • Oh, poveretti! – disse il gigante – Mi dispiace per voi. Anch’io ho conosciuto il vostro Re e gli ho chiesto ospitalità. Ma lui non ha voluto aiutarmi: il suo cuore è di pietra.
  • E tu – chiese il ragazzo al gigante – perché sei così grande?
  • Io? Ah … quanto a me, è stata una vera sfortuna: pensa che una volta ero un mago molto bravo e stimato da tutti. Un giorno ho bevuto una pozione magica che avevo preparato per guarire da una malattia ma, nel prepararla, ho sbagliato qualche formula e, dopo averla bevuta, sono diventato improvvisamente grande. Da quel momento nessuno mi ha più voluto perché sono continuamente un disturbo per tutti
  • Non abbatterti così! – disse il ragazzo vedendo le lacrime scendere dagli occhi di quell’enorme creatura – Vieni al mio paese, parlerò con i miei amici e cercheremo di aiutarti”.
  • Ma … se sono un ingombro per quelli più grandi di voi, cosa potrete mai fare voi, piccoli e generosi nanetti?
  • Non ti preoccupare: vieni, ne parlerò con il mio popolo.

Il ragazzo e il gigante arrivarono ben presto nel paese dei nanetti. Tutta la popolazione si riunì per decidere il da farsi: i nanetti, che erano molto buoni, avrebbero desiderato tanto accogliere il gigante nel loro villaggio, ma capivano che era molto difficile: avevano già abbastanza guai per conto loro e quella novità avrebbe potuto portarne degli altri.

Tuttavia, nonostante i sacrifici che la nuova situazione avrebbe richiesto, i nanetti decisero di accettare il gigante nel loro villaggio.

  • E’ giusto che prendiamo il gigante con noi – disse il Sindaco – perché egli ha gli stessi nostri problemi: noi siamo piccoli mentre lui è grande. E noi conosciamo molto bene le difficoltà di chi non possiede le “misure giuste”.

I nanetti erano entusiasti della decisione presa, anche perché il gigante stava ormai entrando nelle simpatie di tutti. Senza perdere un attimo di tempo, andarono nel bosco e tagliarono la legna per fare una grande impalcatura. Costruirono quindi delle gru su misura ed incominciarono a mettere i mattoni uno sopra l’altro. Il gigante avrebbe desiderato aiutarli, ma non poteva far nulla perché, ogni volta che si muoveva faceva sempre cadere qualcosa.

I nanetti, che pure faticavano molto a costruire quelle grandissime mura, di tanto in tanto sospendevano il lavoro per riposarsi. E non vi dico quanto si divertivano  ad entrare nelle orecchie del gigante e a nascondersi tra i suoi folti capelli. Insomma, quell’enorme creatura era diventata una vera attrazione per tutti. Fu così che una forte e sincera amicizia si strinse fra il gigante e i nanetti.

Ma il perfido Re, al vedere che i nanetti erano ritornati ad essere felici, andò su tutte le furie, anche perché non sopportava la presenza del gigante.

Per vendicarsi, escogitò un trucco, allo scopo di rendere i suoi rivali ancora più ridicoli agli occhi di tutti e promosse una gara: fece costruire una porta alta due metri, la cui parte inferiore era sbarrata da un muro elevato fino a cinquanta centimetri e promise una ricompensa di venti monete d’oro a chi fosse riuscito ad entrare in quella porta, senza toccarne la cima e superando il muro con un solo passo.

Figuratevi! Cosa avrebbero mai potuto fare i nostri eroi? Il gigante era troppo grande e di certo non sarebbe mai potuto passare sotto l’arco della porta. I nanetti, dal canto loro, erano troppo piccoli e non riuscivano a superare il muro con un solo passo. Inutile dire che, invece, tutti gli altri vi riuscirono e ricevettero il premio.

La soddisfazione del Re fu grande al vedere i suoi nemici tornarsene al villaggio, ancora una volta derisi da tutti.

Il tempo passò e venne l’estate.

Il gigante nel paese dei nanetti_caldoIl sole incominciò a picchiare più forte che mai e la gente se ne stava tappata in casa perché, a causa del gran caldo, era impossibile uscire.

Il gigante, al vedere che i nanetti soffrivano, capì che era giunto il momento di ricambiare i favori che aveva da loro ricevuto: uscì dalla sua casa, si mise ai bordi del paesino ed alzò le mani provocando una grande ombra che si estendeva per l’intero villaggio. In questo modo riuscì ad alleviare le sofferenze dei nanetti e salvò tutti i raccolti dalla siccità.

Inoltre, a causa del gran caldo, il gigante incominciò a sudare e, poiché se ne stava tutto il giorno al sole per proteggere i suoi amici, il sudore incominciò a cadere sopra la città ed i campi vicini, provocando una leggera pioggerellina. Così, il paese dei nanetti, in quell’estate di fuoco, fu l’unico ad avere l’ombra e la pioggia.

Il Re, venuto a conoscenza di ciò che stava succedendo al paese dei nanetti, mandò delle guardie e costrinse il gigante a recarsi nel suo regno per portarvi un po’ di ombra. Il gigante, seppure a malavoglia, dovette accettare per non essere ucciso dalle guardie che avevano delle frecce avvelenate. Si mise accanto al castello del Re e fece ombra a lui e a tutto il suo raccolto, mentre i nani rimasero sotto il sole cocente a protestare:

“Che ingiustizia – dicevano – il Re se la prende con noi perché siamo piccoli e non possiamo difenderci; per quanto tempo dovremo ancora sopportarlo?”

Però, come tutti sanno, un’estate non dura una vita e, come tutte le estati, anche quella se ne andò, lasciando posto ad un breve autunno, seguito da un inverno tra i più freddi che fossero mai esistiti.

Il gigante, che nel frattempo era stato rimesso in libertà, perché la sua ombra non serviva più a nessuno, fece ritorno dagli amici nanetti che lo accolsero con gioia.

L’inverno era ormai alle porte, la neve incominciava a cadere copiosa e ogni cosa si stava ghiacciando. I nanetti non sapevano più cosa fare per ripararsi dal gelo che li circondava e, perIl gigante nel paese dei nanetti_freddo un momento temettero il peggio. Ma ecco intervenire ancora una volta il gigante: prendendoli uno ad uno, li accostò a se, scaldandoli col proprio corpo. Ne mise alcuni nelle tasche, altri nelle orecchie, o tra i suoi folti capelli, altri ancora si nascosero dentro le maniche.

Ah… come si stava bene al calduccio! I nani non avevano mai trascorso un inverno tanto bello e tanto caldo.

Nel frattempo, il Re ed i suoi cortigiani morivano di freddo. Piangevano, si lamentavano continuamente, si coprivano con i vestiti più pesanti che possedevano e si rubavano a vicenda coperte, maglioni e cappotti. Ma la neve ed il ghiaccio aumentavano sempre di più e ricoprivano l’intero regno. I nanetti si divertivano molto al vedere un simile spettacolo: finalmente erano loro a stare bene e osservavano i nemici alle prese col freddo e col gelo.

Ma il gigante, che era buono, anche se aveva dovuto sopportare mille soprusi a causa di quella cattiva gente, impietositosi, decise, col consenso dei nanetti, di venir loro in aiuto. Incominciò ad alitare verso le mura che circondavano il regno ed emise dai suoi grandi polmoni tanta aria calda. In questo modo, la neve ed il ghiaccio si sciolsero e tutti furono salvi.

Successe però che, a causa del gran caldo patito durante l’estate, del freddo coraggiosamente sopportato in inverno e ormai stremato a forza di soffiare, il gigante perse tutte le sue forze, incominciò a barcollare e cadde a terra.

Quella primavera, arrivando e portando con sé una nuova fioritura, non sgelò soltanto i terreni ricoperti di neve, ma sciolse anche i cuori del re e di tutti i suoi sudditi i quali, vedendo il gigante gravemente ammalato, si pentirono di essere stati tanto crudeli nei suoi confronti.

Il Re riunì nuovamente i suoi maghi e chiese loro di preparare una medicina per far guarire il gigante. Essi risposero che una medicina esisteva ma che era molto costosa perché, per farla, sarebbero serviti ventitré quintali di farina, quaranta litri di olio, tre quintali di sale, oltre a tante altre cose. Era tutto quanto possedeva quel regno, non un quintale di sale in più, non un litro di olio in più. D’altro canto, la cura si presentava molto lunga e laboriosa, perché far guarire un gigante non è cosa da poco. Nonostante tutte le difficoltà, il Re era ormai deciso e procurò il materiale richiesto dai maghi.

Si fece dunque la medicina grazie alla quale il gigante poté guarire.

  • Grazie amici miei! – disse il gigante una volta ristabilitosi – mi avete salvato la vita.
  • Figurati – rispose il Re – tu prima l’hai salvata a noi anche se ci siamo comportati molto male con te.

I nanetti gli si fecero incontro esultanti. Vedendoli arrivare, il gigante esclamò:

  • Oh! Che gioia rivedervi. State tutti bene?
  • Certo, stiamo tutti bene. Abbiamo trascorso una buona estate e un buon inverno grazie a te.

Il Re, al vedere quella scena, si commosse ancora e ordinò che venisse annullato il sortilegio che operava sui nanetti. Così essi poterono ritornare ad essere grandi come le persone normali.

E il gigante? Bisognava risolvere anche il suo problema. Ma egli non volle ritornare ad essere piccolo perché pensava di essere più utile così com’era, con le sue grandi dimensioni.

E’ inutile descrivere la gioia degli abitanti della Valle del Caldo e del Freddo i quali, da quel momento, per merito del gigante, ebbero delle estati più miti e degli in verni meno freddi.

Naturalmente, si procurarono di ingrandire la sua casa; gli procurarono dei vestiti per ripararsi  durante l’inverno ed un grosso cappello per il sole dell’estate.

Il gigante divenne la persona più amata e rispettata di tutto il regno e fu ricordato con amore e stima anche dai suoi posteri. Essi narrano che tutt’ora, nella valle dove esso era vissuto, le estati sono meno torride e gli inverni meno gelidi.

Il gigante nel paese dei nanetti_Re e sudditi 700

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